Turgovia

 

Abitanti: 247.073


Appartenenza religiosa della popolazione: cattolici: 35,6 % ; evangelici - riformati: 42,0 % ; ortodossi: 1,7 %; musulmani: 5,9 %; senza indicazione o senza confessione: 10,5%.


Chiese dotate della personalità giuridica di diritto pubblico: Chiesa cattolica - romana; Chiesa evangelica- riformata.

Quadro giuridico generale in materia di finanziamento pubblico delle Chiese:

Secondo il § 91 della Costituzione di Turgovia  del 16 marzo 1987 la Chiesa evangelico-riformata e la Chiesa cattolica romana sono riconosciute dal diritto pubblico in quanto Chiese nazionali. Le Chiese nazionali si suddividono in parrocchie dotate di propria personalità giuridica.
Il § 85 cap. 1 Cost. Cant. regolamenta la sovranità fiscale assegnata al Cantone. I comuni e i comuni scolastici tuttavia, secondo il § 85 cap. 2 Cost. Cant., hanno il diritto di riscuotere le tasse sotto forma di supplementi alle imposte principali. Delle “imposte principali” fanno parte, secondo il § 86 cap. 1 Cost. Cant., “Einkommen und Vermögen der natürlichen Personen sowie Ertrag und Kapital der juristischen Personen” (Reddito e patrimonio delle persone fisiche e guadagno e capitale delle persone giuridiche). 
Il § 93 cap. 2 Cost. Cant. accorda ai comuni parrocchiali il diritto di riscuotere "imposte, sotto forma di supplementi alle imposte principali, per l’adempimento dei compiti di culto al loro interno, all’interno delle Chiese nazionali o all’interno della comunità religiosa, nei limiti fissati dalla legislazione confessionale". Pertanto, secondo il § 93 cap. 2 Cost. Cant., il quale fa riferimento alle imposte principali, anche le persone giuridiche debbono essere considerate soggette all'imposta di culto.
Il § 224 cap. 1 della legge sulle tasse statali e comunali del 14 settembre 1992 (Legge Federale svizzera sulle tasse di bollo LTB; RB 640.1) stabilisce l’obbligo, per le persone giuridiche, di pagare l’imposta di culto; il capoverso 2 nella fattispecie ne stabilisce l’ammontare. Questa disposizione si attua per mezzo del § 58 del decreto del Governo Cantonale riguardante la Legge sulle tasse statali e comunali del 10 novembre 1992 (Ordinanza federale sulle tasse di bollo OTB; RB640.1).
Come stabilito nel § 93 cap. 2 Cost. Cant., i comuni parrocchiali non dispongono di una propria sovranità fiscale originaria, ma soltanto di una sovranità derivata, in quanto possono riscuotere solamente supplementi alle imposte principali.
Data questa sovranità fiscale derivata, si può presumere che il costitutore abbia delegato la questione dell’imposta di culto al legislatore tributario (Stähelin/Gonzenbach/Walt, N 7 a proposito del § 93). Durante i consigli della Commissione per la revisione totale della Legge Tributaria del 9 luglio 1964, nella fattispecie durante la seduta del 18 settembre 1991, venne discussa anche la questione dell’abolizione dell’obbligo di pagamento dell’imposta ecclesiastica per le persone giuridiche. L’allora Governatore Cantonale Stähelin tra le altre cose, affermò quanto segue: «la Costituzione Cantonale ha delegato la questione circa l’obbligo di pagamento dell’imposta ecclesiastica per le persone giuridiche alla Legge Tributaria cantonale» (Protocollo della 13esima seduta, p. 200).
Questa opinione corrisponde a quanto riportato nei protocolli della Commissione per il progetto di una nuova Costituzione Cantonale, i quali mostrano come la Costituzione del 28 febbraio 1869 avesse intenzionalmente lasciata aperta la questione dell’imposta di culto (§ 58 Cost. Cant.) e delegato la regolamentazione al legislatore tributario. Del resto, la mozione che voleva escludere espressamente le persone giuridiche dall’obbligo di pagamento dell’imposta ecclesiastica venne discussa e infine respinta dalla Commissione. A tal proposito si fece notare che in Turgovia molte incombenze pubbliche (come per esempio l’amministrazione e la gestione dei cimiteri) vengono tradizionalmente assolte dai comuni ecclesiastici (Protocollo della commissione per il progetto di una nuova Costituzione del Canton Turgovia del 23 febbraio 1983, pp. 384 e segg.).
Il Governatore Cantonale, in risposta alla mozione Huwiler del 31 marzo 1998, che verteva sempre sulla questione dell’abolizione dell’obbligo di pagamento dell’imposta ecclesiastica per le persone giuridiche, ha affermato che la garanzia costituzionale a favore dei comuni ecclesiastici si estenderebbe anche al guadagno e al capitale delle persone giuridiche; dunque tale diritto costituzionale non potrebbe essere violato da una modifica della legge tributaria. Tuttavia questa presa di posizione evidentemente ebbe luogo senza alcun confronto con i citati materiali della Costituzione Cantonale. Essa è dunque da riferirsi all’opinione predominante, secondo la quale la delega al legislatore tributario contenuta nel § 93 cap. 2 Cost. Cant. sarebbe sufficientemente motivata e conforme alla Costituzione.
 
La quota dell’imposta di culto pagata dalle persone giuridiche costituisce circa il 10,5% (Chiesa evangelica-riformata) e il 13% (Chiesa cattolica) delle tasse versate alle Chiese nazionali. In totale, si può partire da un gettito fiscale annuo, dei comuni ecclesiastici di entrambe le Chiese nazionali, di circa 8 milioni di Franchi svizzeri. Dunque, la stragrande maggioranza del peso fiscale è portata dai membri delle Chiese, ovvero dalle persone fisiche. Tuttavia il contributo fiscale fornito dalle persone giuridiche è tutt’altro che irrilevante. Contrariamente ai Cantoni di Zurigo e Sciaffusa, in Turgovia le Chiese nazionali non godono di alcun contributo statale diretto; soltanto la cura d’anime per i carcerati è finanziata dal Cantone. 
Nei decenni e nei secoli passati, le due Chiese nazionali si sono preoccupate di svolgere numerosi compiti che oggi sono considerati di competenza pubblica e vengono svolti in larga misura dallo stato, per esempio la scuola, le borse di studio, l’assistenza ai malati e agli anziani, la previdenza sociale. Ancora oggi le Chiese nazionali offrono servizi negli ambiti più disparati, indipendentemente dall’appartenenza religiosa delle persone e delle istituzioni che ne godono.
Nel Canton Turgovia le due Chiese nazionali si occupano della manutenzione di oltre 100 edifici sacri. Queste strutture agiscono non soltanto verso l’interno sui visitatori, ma anche verso l’esterno sul contesto sociale. Molte di queste strutture hanno un grande valore storico e sono determinanti per l’immagine esteriore di villaggi e città. Per molte persone costituiscono un punto di riferimento visivo, fondano l’identità locale e fanno da ponte con il passato storico. I comuni ecclesiastici investono somme ingenti nella manutenzione di questi edifici dando un importante contributo al mantenimento di queste preziose strutture murarie. Se le Chiese non fossero più in grado di investire nella manutenzione per mancanza di fondi, alcuni edifici verrebbero abbandonati, venduti o addirittura abbattuti. Non pochi di essi verrebbero probabilmente gestiti dai comuni politici e destinati ad altro uso.
Ormai da alcuni decenni la gestione dei cimiteri è passata dai comuni ecclesiastici a quelli politici; eppure nel Canton Turgovia molti comuni ecclesiastici mettono gratuitamente a disposizione delle istanze politiche terreni per i funerali di tutti gli abitanti, compresi quelli senza  o di altra confessione.
La diaconia, ovvero amore attivo per il prossimo non basato sull’appartenenza confessionale, è parte integrante del ruolo svolto dalle Chiese nazionali. Queste infatti offrono numerosi servizi indipendentemente dalla religione o confessione della persona interessata, per esempio:
- Caritas di Turgovia e assistenza sociale, addetti alla cura d’anime delle parrocchie nell’ambito delle funzioni sociali;
- Sportello per disoccupati a Weinfelden;
- Care-Team nell’ambito della cura d’anime;
- Cura d’anime in ospedali e carceri e nell’esercito;
- La fondazione Peregrina nell’ambito dell’assistenza dei richiedenti asilo;
- Cura d’anime nel centro d’accoglienza d Kreuzlingen per i richiedenti asilo;
- Le parrocchie che già dispongono di centri giovanili, o affittano i propri locali a circoli, gruppi di auto-aiuto etc.
- Numerosi contributi in denaro, da parte delle Chiese nazionali e dei comuni ecclesiastici, a istituzioni non religiose.
Inoltre, parrocchie, comuni ecclesiastici ed enti assistenziali svolgono molti altri compiti di previdenza sociale di cui la società complessiva sentirebbe assai la mancanza se venissero meno.
In particolar modo, una notevole quantità di lavoro volontario – difficilmente quantificabile, e che lo stato o altre istituzioni professionali non riuscirebbero a garantire -  è dovuto proprio all’impegno delle Chiese.
Sulle motivazioni che giustificano il permanere del sistema di finanziamento fondato sull'imposta di culto, il governo cantonale si è, di recente, così espresso (Governo Cantonale di Turgovia al Gran Consiglio, Frauenfeld, 23 novembre 2010, Mozione di Vico Zahnd del 17 febbraio 2010, “Imposta ecclesiastica volontaria per le persone giuridiche”.Risposta): "Il contributo dato dalle Chiese nazionali alla coesione sociale è difficilmente quantificabile in denaro e però non va sottovalutato, in questi tempi di individualizzazione estrema. Anche se soltanto una piccola parte dei loro membri è attiva nell’insegnamento della religione, nel lavoro con bambini, adolescenti e anziani, nelle messe, nei cori etc., le Chiese costituiscono ancora una comunità sociale estesa più o meno a tutto il territorio (nel Canton Turgovia, un buon 75% della popolazione è membro dell’una o dell’altra Chiesa), fornendo senso e riferimento e una rete di contatti sociali da non sottovalutare a molte persone. Anche per quanto riguarda identità e integrazione di persone provenienti da Italia, Spagna, Portogallo, America Latina ed Ex-Jugoslavia (in particolare Croazia e Kosovo) le Chiese nazionali – soprattutto la Chiesa cattolica, di cui fanno parte molti migranti – svolgono funzioni determinanti. L’impegno delle Chiese nella costruzione di valori, di senso e nell’integrazione sociale è utile a molte persone, appartenenti o meno alle Chiese, e quindi, indirettamente, anche allo stato. Infine, i rapporti aperti delle Chiese tra di loro da una parte, e con gli appartenenti ad altre confessioni dall’altra contribuiscono alla pace religiosa e di conseguenza alla coesione sociale".